Reliquie: commercio millenario tra fede e superstizione.
«Quanto costa?”
“Due monete d’oro.”
“E’ troppo!”, esclamò il pellegrino.
“Signor mio, questo è l’indice autentico del Santissimo Giovanni Battista. A parer mio due monete d’oro son anche poche, ma ci avviciniamo alla sacra Pasqua e voglio far penitenza.”
Il pellegrino strinse le labbra. “Io vorrei tanto il dito santissimo del Battista ma...”
“Ma cosa? Con questo, il vostro malanno della pelle passa subito. Eh, ho visto come vi grattate. Eh, ma con questo…” Il mercante non aggiunse altro e sfiorò con delicatezza la piccola teca dentro cui giaceva l’ossuto indice.
Il pellegrino slacciò il sacchetto di cuoio che portava alla cintura ed estrasse le monete luccicanti. Pagò e si allontanò stringendo al petto il suo prezioso tesoro.
Per secoli, ossa umane di dubbia origine viaggiarono da un capo all’altro dell’Europa finendo poi in chiese dove stuoli di fedeli si inginocchiavano a pregare. Dove c’era un’importante reliquia ecco che lì sorgeva una chiesa che avrebbe attirato i pellegrini e le loro borse tintinnanti. Nessun pellegrino , infatti, sarebbe tornato a casa senza il sacrosanto souvenir!
Quello dei devoti pellegrini era un mercato a cui si poteva vendere un po’ di tutto, rosari, immaginette, lembi di abiti e indulgenze.
Non vi è dubbio che le reliquie dei Santi o dei grandi uomini hanno decretato il successo di più di una diocesi. Prova di ciò è il caso della Cattedrale di Colonia costruita per ospitare i resti dei supposti tre re Magi trafugati nel 1164 dalla Chiesa di S. Eustorgio a Milano per ordine dell’imperatore Federico I Barbarossa. Inutile dire che da quel momento la Cattedrale tedesca godette di un’improvvisa e viva attenzione eucaristica.
La Chiesa stessa sosteneva il culto dei resti sacri poiché «onorare il corpo di un santo significa richiamare il modo in cui ha risposto al progetto di Dio e porsi alla sua scuola; l’accoglienza o il pellegrinaggio presso i corpi dei santi o i luoghi della loro vita o della loro missione vanno letti proprio in questa luce cristologica[1]»
Come detto, la reliquia soddisfaceva un’esigenza antica quanto l’uomo: stringere tra le mani l’intangibile. Guardare, toccare, inginocchiarsi e pregare davanti ad una reliquia significava vincere le distanze con il sacro, rendere la dimensione soprannaturale a portata di mano. Ecco allora che una scheggia di legno della croce, un pezzo di pane dell’ultima cena, il corpo di uno dei re Magi o una spina insanguinata della Sua dolorosissima corona univano, nel medesimo luogo e tempo, l’umano e il divino.
Infatti era diffusa la credenza che le reliquie, per via della loro intrinseca eccezionalità, possedessero chiare virtù curative e prodigi spirituali che le rendevano ambite dai fedeli di ogni ceto.
Durante il Medioevo la fame di reliquie fu così incessante tanto che si generò un fitto commercio con frequenti casi di truffe e raggiri vari. Pur di soddisfare la richiesta, infatti, in breve tempo si concretizzò un mercato di falsi reperti gestito da scaltri e avidi commercianti che senza remore smerciavano i resti di corpi di uomini comuni come se fossero autentiche reliquie di martiri e santi.
Nel 1300 Boccaccio stigmatizzò la tragicomica farsa delle reliquie in alcune delle sue novelle del Decameron. In una di esse, il protagonista, Ser Ciappelletto[2], con abilità retorica e astuzia, fece di se stesso, il più vizioso degli uomini, un santo e una reliquia remunerativa; in un’altra Fra’ Cipolla[3] metteva in scena in ogni piazza di mercato in cui si recava il suo fosco commercio:
«una santissima e rarissima reliquia che io stesso ho portato dalla terra santa: una delle penne dell’Arcangelo Gabriele […] una delle penne rimasta nella camera della Vergine Maria quando l’Arcangelo venne ad annunziarle la nascita di Cristo. […]. La sciocca moltitudine si accalcò per guardare la reliquia: tutti davano a Frate Cipolla offerte più generose del solito e lo pregavano di fare su di loro un segno di croce con i carboni».
Grazie all’astuzia dei truffatori, nel corso del Medioevo migliaia e migliaia di reliquie inondarono una gran quantità di templi cristiani in tutta Europa. Ma quante e quali sono queste reliquie?
Centinaia sono in Europa le presunte spine della corona di Cristo; a Spoleto è possibile inginocchiarsi ai piedi del “pannolino di Gesù”[4]. A Calcata, in provincia di Viterbo, si poteva ammirare (fino al 1970) il prepuzio del Cristo; tuttavia pare ve ne siano altri tredici esemplari conservati in diverse cattedrali europee. Il Sacro Latte di Maria è nella Collegiata di San Lorenzo a Montevarchi, vicino ad Arezzo; i capelli della Vergine invece si possono ammirare a Messina e a Petralia Sottana, nei pressi di Palermo. A Galatina, nella chiesa di Santa Caterina, è conservata la Mammella di Sant’Agata.
Invece l’abito di Maria indossato nella notte in cui è nato Gesù, le fasce del bambino Gesù con cui Maria l'ha avvolto, il panno in cui si nascondeva la testa di San Giovanni Battista, dopo la decapitazione e il perizoma di Gesù, che si dice abbia portato sulla croce sono esposte nella Cattedrale di Aquisgrana in Francia.
Se volete piangere innanzi a Giovanni Battista, prima dovrete decidere a quale parte del suo corpo indirizzare il vostro cordoglio:
- la testa Roma, nella chiesa di San Silvestro in Capite;
- la mandibola, conservata nel Museo del Colle del Duomo di Viterbo;
- il braccio destro nella cattedrale di Santa Maria Assunta a Siena;
- le mani si trovano una è nella parrocchia di San Giovanni Battista a Rapagnano, nelle Marche, l’altra è nel monastero di Cetinje, in Montenegro;
- un dito è nel Museo dell’Opera del Duomo di Firenze;
- un dente è nel Duomo di Monza;
- il piatto in calcedonio sul quale sarebbe stata portata a Erode la testa del Battista è visibile presso il Tesoro della cattedrale di San Lorenzo a Genova[5].
L'elenco dei "sacri resti" è troppo lungo per essere qui riportato, ma i casi citati restituiscono la natura commerciale che le caratterizza.
Neanche a dirlo, tra i maggiori collezionisti di reliquie vi furono i sovrani d’Europa, come Luigi IX di Francia o Enrico III d’Inghilterra i quali tramite il recupero di reperti sacri confidavano di dar lustro alla casata e di comprovarne la natura divina. Uno dei più celebri collezionisti fu Federico di Sassonia, vissuto nel XVI secolo il quale si narra che avesse accumulato 19.013 resti sacri di vario genere: dalle briciole dell’ultima cena alla paglia della mangiatoia. Un altro illustre collezionista fu il re di Spagna Filippo II che raccolse ben 7.422 reliquie nel monastero dell’Escorial.
Anche oggi è possibile scovare ed acquistare qualche reliquia. Presso il cuore della cristianità, Città del Vaticano, si può soddisfare ogni richiesta. Basta chiedere per far saltare fuori, insieme ai ventagli economici, resti antichissimi di famosissimi santi: 190 euro per un minuscolo pezzo della tunica di san Francesco, 500 euro per un reliquiario con frammenti di osso di Santa Caterina, Santa Teresa e santa Chiara ed infine 700 euro per un’urna antica di «santi vari»[6].
Le moderne tecnologie hanno rivoluzionato anche l’antichissimo commercio dei cimeli sacri. Infatti adesso gli acquisti “beatificanti” si possono fare comodamente da casa, sui siti di e-commerce presso i quali è disponibile un campionario vastissimo di reliquie per tutte le tasche: dai 12 euro per il santino di san Massimiliano Kolbe[7] ai 1200 euro per un pezzo del legno della croce di Cristo. Un frammento d’osso di san Zeno, vescovo di Verona, costa circa 350 euro, cifra analoga per la reliquia «miracolosa» di san Pantaleone, medico e martire del IV secolo. Un frammento della veste di Giovanni Paolo II, realizzato in occasione della beatificazione del 2011, si aggira attorno ai 70 euro[8].
Le reliquie più ricercate sono quelle di Padre Pio, per questo i frati di san Giovanni Rotondo vigilano con particolare attenzione sulla circolazione di tali oggetti. «A parte il corpo che è esposto nel nuovo santuario, l’osso ioide che si trova nella chiesa conventuale di Pietrelcina e il cuore, custodito nella stanza blindata a San Giovanni Rotondo, non esistono altre reliquie ex corporis di Padre Pio», spiega Stefano Campanella, direttore di Padre Pio Tv. Proprio il cuore del santo cappuccino è stato conteso tra i frati di San Giovanni Rotondo e quelli di Pietrelcina che lo volevano nella loro chiesa. La vicenda, al momento, si è conclusa con un nulla di fatto. Le reliquie appartenenti a Giovanni Paolo II, proclamato santo il 27 aprile del 2016 insieme con Giovanni XXIII, sono disponibili scrivendo direttamente alla postulazione (www.karol-wojtyla.org) e si riceverà un santino con un pezzetto di stoffa appartenuto al Papa polacco[9].
Nonostante le raccomandazioni della Chiesa a non trasformare il culto delle reliquie in mera superstizione oltre che in un oltraggioso mercimonio, la devozione dei fedeli si presta a venir strumentalizzata da coloro che cercano soltanto un mezzo di guadagno.
Come disse Umberto Eco: “molte reliquie […] sono di dubbiosissima origine, ma il fedele che le bacia sente emanare da esse aromi soprannaturali. È la fede che le fa vere, non esse che fanno vera la fede.”
Per soddisfare la vera fede nessun prezzo è troppo alto.
[1] https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/quella-carne-che-ha-reso-visibile-lo-spirito [2] Decameron, Novella I, giornata 1. [3] Decameron, novella X, giornata 6. [4] Si tratta di una striscia di lino di 20 x 25 cm. Attestato come autentico da papa Alessandro III nel 1175. [5] http://www.miopapa.it/reliquie-culto-santi-beati/ [6] https://www.panorama.it/news/urbi-et-orbi/il-business-delle-reliquie/ [7] Martire francescano polacco, morto durante la Seconda Guerra Mondiale. [8]https://www.panorama.it/news/urbi-et-orbi/il-business-delle-reliquie/ 11 febbraio 2014. [9] Ibidem.
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