Il Diavolo. Storia dell’angelo ribelle tra mito, superstizione e horror
Cos’hanno in comune il film L’esorcista, il manga Devilman, la Bibbia e il Faust di Goethe?
Più di quel che ci si aspetta. Senza dubbio spicca la paura di essere sopraffatti da un male subdolo e invisibile, capace di prendere possesso del nostro corpo e della nostra anima. Ciò che la tradizione cristiana insegna è che siamo costantemente sotto assedio del Male, in bilico sul precipizio della disgrazia eterna, poiché Lui è ovunque, sa e vede ogni cosa, e persegue un unico obbiettivo: la nostra rovina.
E' davvero così, le sciagure umane dipendono da un’entità malvagia?
A questa e altre domande risponde Il Diavolo. Storia dell’angelo ribelle tra mito, superstizione e horror, opera non teologica, ma un racconto allo specchio che mette in luce il legame tra il «Diavolo» e la natura umana.
L’intreccio originale, tra narrativa e saggistica, tra sacro e profano, è illustrato da una selezione di film horror, opere teatrali, manga e musica blues.
Senza la presunzione di racchiudere lo scibile sulla figura del Maligno, il presente saggio offre al lettore spunti di riflessione sul tema sempre attuale del Male e delle sue implicazioni sociali e morali.
Le storie scelte, arricchite da approfondimenti storici e analisi letterarie, contribuiscono a sollevare il velo del mito e della superstizione così da far chiarezza sul sulfureo Nemico.
Parrebbe proprio che il «Diavolo» lo abbiamo inventato noi, per giustificare il caos, la sofferenza e l’ingiustizia che da sempre caratterizzano l’esistenza umana e per questo lo abbiamo additato e ingiuriato; talvolta però lo abbiamo anche invocato per sfidare Dio; gli abbiamo dato tanti ruoli diversi, astro del Mattino, Antico Serpente, Antagonista di Cristo, maestro degli inganni e goffo spauracchio per bambini, che insieme ad altrettanti nomi, Lucifero, Belzebù, Mefistofele e Satana, spiegano il mal che ci fu dato in sorte, come disse Leopardi, alludendo alla natura degli uomini e alla caducità della vita.
In qualità di categorie di pensiero e giudizio, «bene e male» sono nati e si sono sviluppati con l’umanità, descrivendone angosce e speranze. Ecco dunque che il dolore, la malattia, il senso di ingiustizia sono tutti elementi che l’essere umano definisce come «male» e che sperimenta nel corso della propria esistenza. D’altro canto, l’amore, la gentilezza, la compassione, l’altruismo sono il «bene» che ciascuno ha in sé, che alleviano la sofferenza e danno senso al nostro esistere.
Pertanto «agire il bene e il male» è una scelta umana,
una responsabilità immanente alle società, che si riversa anche sugli altri esseri viventi del Pianeta. Ignorare ciò significa fortificare «il Diavolo», ossia quel destino sospeso che incombe sull’umanità.
Con tali affermazioni non intendiamo negare l’esistenza di una dimensione diversa da quella sensibile o di forze superiori. Non possediamo certezze fideistiche per esprimerci né in un senso né nell’altro. Ogni congettura al riguardo esula dalla finalità divulgativa del presente testo.
Il Diavolo esiste?
Alla fine della lettura, ciascuno troverà la sua risposta.
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