L’enigma della piana di Hawara
Parte prima: il Labirinto
Passeggiava lungo il campo disseminato di frammenti con lo sguardo attento e il taccuino in mano. Era mattina presto ma il caldo già iniziava a farsi sentire. Flinders Petrie si sventolò con il cappello, in cerca di un po’ di sollievo. Si asciugò la fronte e riprese a misurare l’area, calcolando la mole di detriti e la loro datazione.
Era nei pressi dell’inizio dell’oasi del Fayium e, secondo i resoconti storici, il Labirinto avrebbe dovuto essere lì. Si fermò e sospirò. Forse lo stava già guardando… un puzzle di pezzi sparsi ovunque. Spostò lo sguardo sulla piramide in rovina e per un attimo esitò. No, prima il labirinto, si disse.
- «Scaviamo!» ordinò al suo seguito, indicando un punto nel terreno.
Nel 1888, anno in cui sir Flinders Petrie iniziò i suoi lavori di scavo, il sito di Hawara giaceva come addormentato nella rigogliosa oasi del Fayium insieme alle vestigia del suo passato faraonico. Ma Flinders Petrie, all’età di 35 anni, aveva già accumulato una certa esperienza di scavi e allenato il suo istinto per intuire che quell’area riservasse grandi sorprese. Con la meticolosità e il rigore che lo contraddistinsero, l’archeologo britannico si dedicò alla scoperta dei segreti di Hawara.
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