Il volto umano di Lucifero
Lucifero è un termine che significa letteralmente "portatore di luce" e che nella mitologia greco-romana si riferiva al pianeta Venere, visibile all'aurora, o alla divinità che lo personificava. Nella religione greco-romana, esistevano anche altre divinità chiamate "lucifere", cioè portatrici di luce.
Il termine “lucifero” o “portatore di luce” era usato nella religione greco-romana per indicare alcune divinità legate al fenomeno dell’aurora o della stella del mattino, cioè il pianeta Venere. Queste divinità erano associate alla luce, alla bellezza, alla conoscenza e alla fertilità.
Al riguardo possiamo citare:
Eos (in latino Aurora), la dea dell’aurora, che ogni mattina si alzava dal suo letto e spargeva la luce sul mondo con il suo carro dorato. Era la madre di Eosforo (in latino Lucifero), il dio della stella del mattino, e di Espero (in latino Vespero), il dio della stella della sera. Era anche la madre delle Ore, le dee delle stagioni, e dei Venti. Era famosa per la sua bellezza e per i suoi amori con diversi dei e mortali, tra cui Titone, Cefalo e Orione.
Afrodite (in latino Venere), la dea dell’amore, della bellezza e della sessualità, che era nata dalla schiuma del mare generata dallo sperma di Urano castrato da Crono. Era la moglie di Efesto, il dio del fuoco e della metallurgia, ma lo tradiva spesso con altri amanti, tra cui Ares, il dio della guerra, Adone, un bellissimo mortale, e Anchio, un pastore troiano. Era la madre di Eros (in latino Cupido), il dio dell’amore e del desiderio, e di altri figli. Era venerata come protettrice delle donne, degli innamorati, dei poeti e degli artisti. Era identificata con la stella del mattino e con la stella della sera.
Artemide (in latino Diana), la dea della caccia, della natura selvaggia, degli animali e della luna. Era la figlia di Zeus e di Latona e la sorella gemella di Apollo. Era una dea vergine e casta, che difendeva le giovani donne e le partorienti. Era armata di arco e frecce d’argento e guidava un carro trainato da cervi. Era venerata come protettrice delle foreste, delle fonti e dei luoghi sacri. Era associata alla luce lunare e alla stella del mattino
Nella Bibbia, il nome Lucifero compare una sola volta nel libro di Isaia (Is. 14,12), dove il profeta si rivolge al re di Babilonia con queste parole:
«Come sei caduto dal cielo,
o Lucifero, figlio dell'aurora!
Come sei stato atterrato a terra,
tu che sconvolgevi le nazioni!
Tu dicevi in cuor tuo:
"Salirò in cielo, innalzerò il mio trono al di sopra delle stelle di Dio;
siederò sul monte dell'assemblea, nell'estremità settentrionale";
salirò sulle alture delle nubi, mi renderò simile all'Altissimo.
Invece sei stato precipitato negli inferi,
nel più profondo della fossa.»
Questo passo è una satira contro l'orgoglio e la caduta del sovrano babilonese, che si credeva invincibile e che voleva eguagliare Dio.
Il nome Lucifero è una traduzione del termine ebraico heylel, che significa "splendente" o "luminoso", e che deriva dalla radice halal, che significa "brillare" o "lodare". Questo termine era usato anche per indicare il pianeta Venere, considerato la stella mattutina più brillante.
Alcuni padri della Chiesa, come Origene e Girolamo, interpretarono questo passo come una rappresentazione allegorica di Lucifero, l'angelo caduto che si ribellò a Dio e che fu scacciato dal cielo insieme ai suoi seguaci. Questa interpretazione si basava su un parallelo con altri passi biblici, come Ezechiele 28:12-19 e Luca 10:18, dove si parla della caduta di Satana. Così, il nome Lucifero divenne sinonimo di Satana o del diavolo nella tradizione cristiana.
Tuttavia, questa interpretazione non è unanimemente accettata dagli studiosi moderni, che ritengono che il contesto storico e letterario del brano di Isaia non giustifichi una lettura così allegorica e che il nome Lucifero sia riferito esclusivamente al re di Babilonia.
Il re in questione sarebbe Nabucodonosor II era noto per la sua grandezza e la sua ambizione, ma alla fine fu rovesciato e ridotto a uno stato umiliante. Ciò accadde nel 539 BCE, quando l'esercito combinato dei Medi e dei Persiani assediò Babilonia e riuscì a conquistarla, ponendo così fine al dominio babilonese che, anni prima aveva distrutto Gerusalemme e il Tempio, deportando l'élite israelita a Babilonia.
Questo spiega la soddisfazione provata dai deportati israeliti nel ammirare la caduta di Babilonia e del suo re.
Inoltre, nella versione greca della Bibbia (la Septuaginta), il termine heylel è tradotto con phosphoros, che significa "portatore di luce", e non con diabolos, che significa "calunniatore" o "avversario", come invece è tradotto il termine ebraico satan.
Quindi, possiamo concludere che il nome Lucifero non si riferisce al diavolo ma a un re babilonese, secondo il senso letterale del testo biblico.
Tuttavia, la tradizione cristiana ha dato a questo nome un significato diverso e simbolico, legandolo alla figura dell'angelo ribelle e nemico di Dio.
Come sappiamo, la Chiesa ha interpretato il nome Lucifero come un sinonimo di "Satana", il capo degli angeli caduti che si ribellarono a Dio e che furono scacciati dal cielo. Questa interpretazione si basa su alcuni passi biblici che sembrano descrivere la caduta di un angelo superbo e splendente, che voleva eguagliare o superare Dio.
Tra questi passi ci sono:
Ezechiele 28:12-19, dove il profeta si rivolge al re di Tiro con queste parole: "Tu eri un modello di perfezione, pieno di sapienza, perfetto in bellezza. Eri come un cherubino ad ali spiegate a difesa; io ti posi sul monte santo di Dio. Tu camminavi in mezzo alle pietre infuocate. Erasenza difetto nelle tue vie dal giorno che fosti creato finché fu trovata in te l'iniquità. Per la grandezza del tuo commercio il tuo cuore si riempì di violenza e tu hai peccato. Io ti ho precipitato dal monte di Dio e ti ho fatto perire, o cherubino protettore, in mezzo alle pietre infuocate. Il tuo cuore si inorgoglì per la tua bellezza; tu hai corrotto la tua sapienza per la tua splendidezza. Io ti ho gettato a terra, ti ho esposto davanti ai re perché vedessero le tue opere. Per la moltitudine delle tue iniquità, per l'ingiustizia del tuo commercio hai profanato i tuoi santuari; io ho fatto uscire da te un fuoco che ti ha divorato; io ti ho ridotto in cenere sulla terra agli occhi di tutti quelli che ti guardavano. Tutti quelli che ti conoscevano fra i popoli sono rimasti sbigottiti per te; sei diventato un oggetto di spavento e non ci sarai più in eterno".
Luca 10:18, dove Gesù dice ai suoi discepoli: "Io vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore".
Apocalisse 12:7-9, dove si narra di una guerra celeste tra Michele e i suoi angeli da una parte e il dragone e i suoi angeli dall'altra: "Ci fu una battaglia nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il dragone. Il dragone e i suoi angeli combatterono, ma non prevalsero e non ci fu più posto per loro in cielo. E il grande dragone, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e Satana e che seduce tutta la terra abitata, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli".
Secondo alcuni padri della Chiesa, come Origene e Girolamo, questi passi si riferiscono alla storia di Lucifero, l'angelo più bello e potente creato da Dio, che però si lasciò sedurre dall'orgoglio e dalla superbia e volle usurpare il posto di Dio. Per questo motivo, fu condannato da Dio e precipitò negli inferi insieme agli altri angeli ribelli che lo seguirono nella sua rivolta. Lucifero divenne così il principe delle tenebre, il nemico di Dio e degli uomini, colui che tenta di allontanare le creature dal loro Creatore.
Questa interpretazione è diventata dominante nella tradizione cristiana ed è stata ripresa da molti autori letterari e artistici, come Dante Alighieri nella Divina Commedia o John Milton nel Paradiso perduto.
Tuttavia, essa non è unanimemente accettata dagli studiosi moderni, che ritengono che i passi biblici citati non parlino di Lucifero, ma di figure storiche o simboliche, come il re di Babilonia, il re di Tiro, il dragone apocalittico o lo stesso Satana.
Inoltre, essi sostengono che il nome Lucifero sia riferito solo al re di Babilonia nel libro di Isaia e che non sia mai usato nella Bibbia per indicare il diavolo.
La figura di Lucifero ha affascinato e spaventato l’immaginazione umana per secoli, dando origine a miti, leggende, opere d’arte e dottrine religiose.
Tuttavia, come abbiamo visto, il nome Lucifero non si riferisce al diavolo ma a un re babilonese che si inorgoglì della sua potenza e che fu umiliato da Dio.
Il diavolo, invece, è chiamato nella Bibbia con altri nomi, come Satana, il serpente, il dragone o il maligno.
Ma chi è veramente il diavolo? È un essere reale o una metafora del male?
La risposta a questa domanda dipende dalla fede e dalla visione del mondo di ciascuno. Alcuni credono che il diavolo sia un angelo caduto che si oppone a Dio e che cerca di sedurre e rovinare gli uomini. Altri pensano che il diavolo sia una proiezione psicologica dell’ombra, cioè della parte oscura e negata di noi stessi.
Altri ancora ritengono che il diavolo sia solo un simbolo del male, inteso come l’assenza di bene, di amore e di verità.
Personalmente, io credo che il male non sia un’entità soprannaturale ma il risultato delle azioni umane.
La figura di Lucifero ha affascinato e spaventato l’immaginazione umana per secoli, dando origine a miti, leggende, opere d’arte e dottrine religiose. Tuttavia, come abbiamo visto, il nome Lucifero non si riferisce al diavolo ma a un re babilonese.
Ma chi è veramente il diavolo? È un essere reale o una metafora del male?
La risposta a questa domanda dipende dalla cultura e dalla visione del mondo di ciascuno. Alcuni credono che il diavolo sia un angelo caduto che si oppone al bene e che cerca di sedurre e rovinare gli uomini. Altri pensano che il diavolo sia una proiezione psicologica dell’ombra, cioè della parte oscura e negata di noi stessi. Altri ancora ritengono che il diavolo sia solo un simbolo del male, inteso come l’assenza di valore, di amore e di verità.
Il male si manifesta quando gli uomini violano la dignità e i diritti degli altri esseri viventi, quando distruggono la natura e la bellezza del mondo, quando ignorano la giustizia e la pace. Il male si diffonde quando gli uomini si chiudono nel loro orgoglio e nella loro paura, quando rifiutano il dialogo e la collaborazione.
Il male, quindi, non è qualcosa di esterno a noi, non è qualcosa che ci viene imposto da una forza maligna, ma qualcosa che scegliamo liberamente con le nostre decisioni. Non è qualcosa che ci rende vittime impotenti, ma qualcosa che ci rende responsabili delle nostre azioni.
Il male non è una fatalità inevitabile
In conclusione, considerare Lucifero o il male come il risultato delle azioni umane ci spinge a riflettere sul potere e sulle conseguenze delle nostre scelte. Mentre la figura di Lucifero è spesso associata al male in molte tradizioni, un'interpretazione che mette l'accento sulle azioni umane ci ricorda che il male non è qualcosa di separato da noi, ma piuttosto un risultato diretto delle nostre decisioni e comportamenti.
Le azioni umane possono avere un impatto significativo sulla società e sul mondo che ci circonda. Le scelte che facciamo, come individui e come collettività, possono influenzare la vita degli altri e determinare principi e valori.
Questa consapevolezza ci invita a riflettere sulle nostre scelte quotidiane e sul modo in cui interagiamo con gli altri. Ci ricorda che siamo responsabili del nostro impatto sul mondo e che possiamo fare la differenza attraverso azioni positive. Siamo in grado di modellare il nostro mondo attraverso azioni positive e comportamenti etici. Promuovere l'empatia e la giustizia è un modo per costruire una società etica, civile e rispettosa dei diritti di ciascuno.
Quindi possiamo scegliere di agire la MAAT.
Anziché cercare una spiegazione nel soprannaturale o nell'esterno, concentriamoci sul riconoscimento del potenziale che abbiamo per trasformare il mondo in un luogo migliore attraverso le nostre azioni.
LA SOCIETA' E' CUSTODE DELLA PROPRIA ETICA
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