Antico Egitto: i vasi canopi - Medio Regno

Quattro vasi, quattro divinità, quattro segreti.
La complessità dei riti funerari egizi raggiunge il suo apice nel tardo Primo Periodo Intermedio e nel Medio Regno (2055 a.C. e il 1790 a.C). I vasi canopi, inizialmente semplici contenitori, si trasformano in oggetti carichi di significato simbolico. La rappresentazione del defunto sui coperchi dei vasi, con teste umane che riproducono i tratti somatici, sottolinea la continuità dell'identità individuale anche nell'aldilà.
L'associazione delle viscere a specifiche divinità, i Quattro Figli di Horus, rivela una profonda conoscenza dell'anatomia umana e una concezione articolata dell'anima. Ogni organo, protetto da una divinità diversa, rappresenta una parte essenziale dell'essere umano e del suo percorso nell'aldilà.
L'iconografia dei vasi canopi si arricchisce con l'introduzione di iscrizioni che invocano le divinità protettrici delle viscere. I Quattro Figli di Horus, inizialmente rappresentati con teste di falco, assumono gradualmente le caratteristiche fisiche che li renderanno iconici: testa umana per Imseti, di scimmia per Hapy, di cane per Duamutef e di falco per Qebehsenuef.
Le dee funerarie, Iside, Nefti, Neith e Selqet, svolgono un ruolo fondamentale nella protezione dei defunti e nella loro rinascita. La loro presenza sui vasi canopi garantisce al defunto un viaggio sicuro e sereno verso l'eternità. Le variazioni nelle associazioni tra dee e geni, pur essendo rare, testimoniano la flessibilità e la vitalità dei culti egizi. Infatti, è stato scoperto che in alcuni casi le dee "classiche" siano state sostituite da Renenutet e Sendjet.
I vasi canopi nel medio regno, comunque potevano presentare altre anomalie.

Lo strano caso di Sebeby
Nella tomba di Sebeby, invece di vasi, la sua cassa funeraria aveva una piccola testa umana in ogni angolo. Era come se il vaso stesso diventasse il corpo del defunto. E non finisce qui! Alcuni vasi, come quelli del re Sesostris I, avevano addirittura delle braccia scolpite che pendevano lungo i fianchi. Altri, ancora più sorprendenti, sembravano delle vere e proprie figure umane, con gambe e piedi.
Ma non erano solo i vasi a essere decorati in modo così elaborato. Anche le casse che li contenevano erano vere e proprie opere d'arte. Spesso venivano decorate con testi sacri e immagini di divinità, creando un vero e proprio altare per il defunto. Le formule potevano essere scritte sulla parte supeririore, altre invece in verticale a corredo di altri complementi. Questo stretto legame tra la cassa e la bara si mantenne nella maggior parte dei casi fino al Nuovo Regno.
La struttura della cassa canopica era in sè semplice: l'esterno coperto di formule, mentre la parte interna spesso era senza iscrizioni. La tradizione prevedeva che la cassa canopica venisse posta all'estremità inferiore (sud) della sepoltura.
I "bauli" di pietra
I bauli in pietra che contenevano i vasi canopi presentavano una varietà di forme e decorazioni. Nella loro forma più semplice, erano delle semplici scatole con coperchi piani. Tuttavia, con il passare del tempo, si svilupparono forme più elaborate, con bordi a canne e incavi per i vasi. Alcuni i bauli della Mastaba settentrionale di Lisht presentavano caratteristiche uniche, come un coperchio molto profondo e una scatola con incavi circolari.
I vasi canopi dei re erano spesso realizzati con materiali pregiati e decorati con grande cura. I coperchi in legno di Mentuhotep II e i magnifici esemplari in calcite di Sesostris I sono la testimonianza dell'alta qualità dell'artigianato egizio del Medio Regno.
Non solo faraoni
Sebbene sia sopravvissuta una grande quantità di materiale canopo del Medio Regno, solo una piccola parte di esso fu realizzata per i re. è il caso dei coperchi di legno di due delle giare di Mentuhotep II. Anche se danneggiate, le teste sono finemente modellate, ma sono insignificanti se confrontate con i magnifici coperchi di calcite recuperati dalla piramide di Sesostris I a Lisht.
Purtroppo, l'unco esmplare non danneggiato si trova in una oscura teca al Cairo, dove raramente, se mai, viene notato.
Dove si trovano i vasi canopici di Sesostris?
La sua tomba, sommersa dalle acque, nasconde ancora molti segreti.
Non si sa nulla della posizione dei vasi canopici di Sesostris , poiché la camera è da tempo allagata dalle acque sotterranee e i tentativi di prosciugarla sono stati vani. Tuttavia, la piramide del suo successore, Amenemhat II, a Dahshur, presentava una cassa posizionata in modo insolito, a nord-est del corpo. Dato che il sarcofago era nascosto sotto il pavimento e il coperchio della cassa faceva parte del pavimento, la sua collocazione insolita suggerisce una precisa motivazione di protezione. Molto probabilmente si trattava di una misura precauzionale per evitare saccheggi.
Come sappiamo, i primi testi sui vasi canopici erano brevi e simili a quelli delle casse, spesso limitandosi a invocare le divinità protettrici. Tuttavia, durante la XII dinastia, si assistette a una notevole evoluzione, con l'elaborazione di formule più lunghe e dettagliate, che divennero il modello per i testi successivi.
La ricchezza di Dashur
La necropoli reale di Dahshur ha restituito numerosi e preziosi corredi funerari, tra cui un completo set di vasi canopi rinvenuto nella tomba parzialmente intatta del re Hor.
Questo set, composto da casse in legno e pietra e da giare riccamente decorate, rappresenta un esempio eccezionale dell'arte funeraria dell'epoca ma molto altro si vedrà con l'affermarsi del Nuovo Regno.
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