Abydos: il "segreto" dell'elicottero
- Stefania Tosi
- 11 apr
- Tempo di lettura: 6 min

Preparatevi a un viaggio nel tempo che vi farà dubitare di tutto ciò che pensavate di sapere sull'antico Egitto... o forse no! Nel maestoso tempio di Seti I ad Abydos, un dettaglio inciso su una trave di pietra ha scatenato un vero e proprio thriller archeologico per i teorici del complotto e gli appassionati di misteri: geroglifici che, a un primo sguardo, sembrano incredibilmente simili a un elicottero, un sottomarino e persino un disco volante!
Avete capito bene: immagini che sembrano strappate da un manuale di tecnologia moderna, scoperte nel XIX secolo e amplificate dal megafono delle pseudoscienze negli ultimi decenni. L'ipotesi che ne è scaturita è da far rizzare i capelli: gli antichi Egizi, costruttori di piramidi e maestri dell'aldilà, forse nascondevano una tecnologia aliena o conoscenze avanzatissime dimenticate dalla storia! Ma prima di chiamare Giorgio Tsoukalos, preparatevi a una verità molto più... terrestre.
Il Tempio di Seti I: un palcoscenico di potere, non di tecnologia segreta
Per capire il "mistero", dobbiamo fare un passo indietro, nel cuore del tempio di Abydos. Eretto attorno al 1300 a.C. dai faraoni Seti I e dal suo celebre figlio Ramses II, questo colosso architettonico era un santuario dedicato a Osiride e un monumento alla gloria dei sovrani egizi. I famigerati geroglifici "tecnologici" non sono un'incisione isolata trovata in qualche cripta segreta: fanno parte integrante di una sequenza di cartigli, quegli ovali che racchiudevano i nomi e i titoli sacri dei faraoni, un vero e proprio "albero genealogico" di pietra per celebrare la loro autorità dinastica.
L’iscrizione originale, scolpita direttamente nella roccia del tempio di Abydos, riporta il nome nebty (“Le Due Signore”) di Seti I, un titolo rintracciabile anche in altre sezioni dell’edificio:

Questa formula celebra la potenza e la continuità del regno di Seti I.
L'iscrizione successiva, invece, applicata su uno strato di stucco per sovrapporsi alla precedente, riprende la stessa titolatura ma riferita a Ramesse II, figlio di Seti I e suo successore: “[Colui che rinnova le nascite, forte di spada], che respinge i Nove Archi”.
L'Inganno Perfetto: Quando la Sovrapposizione Crea "Miraggi"
La spiegazione di queste forme bizzarre è tanto affascinante quanto... logica. Dimenticate gli alieni e preparatevi al concetto di palinsesto, una sorta di "pentimento" inciso nella pietra. In origine, quei cartigli celebravano Seti I, con titoli altisonanti come "Colui che ripete le nascite". Ma dopo la sua morte, il suo ambizioso figlio Ramses II decise di lasciare la sua impronta, modificando alcune iscrizioni per includere il proprio nome e i suoi titoli, come "Colui che protegge l’Egitto e sottomette le terre straniere".
Il trucco? L'intonaco utilizzato per coprire le vecchie incisioni. Con il passare dei millenni, questo strato si è deteriorato, rivelando entrambi i set di geroglifici, sovrapposti l'uno all'altro come fantasmi di pietra. Ed è qui che la magia (o meglio, l'illusione ottica) ha inizio:
L'"elicottero" è una bizzarra fusione tra il simbolo della "mano" (djet) e la "piuma" (shu), parzialmente nascosti sotto una linea curva del cartiglio di Ramses II.
Il "sottomarino" emerge dall'unione inaspettata di un simbolo a forma di "barca" (wi) con altri segni rettilinei.
Il presunto "UFO" o "aereo" non è altro che una combinazione casuale di curve e rette, come il simbolo del "sole" (ra) alterato dal tempo e dalla sovrapposizione.
E a dare un tocco finale a questa "opera d'arte" involontaria ci pensa la pareidolia, quel simpatico scherzo del nostro cervello che ci fa riconoscere volti o oggetti familiari in forme casuali. Chi "vede" un elicottero sta semplicemente proiettando la sua conoscenza del mondo moderno su un antico artefatto, non decifrando un messaggio criptico.
Ricordiamoci chi erano gli antichi Egizi: maestri di una scrittura complessa e codificata come i geroglifici. Un sistema che serviva a scopi religiosi, amministrativi e per celebrare il potere dei faraoni, non per annotare progetti di elicotteri! Decenni di studi, da Champollion in poi, hanno dimostrato che questi simboli rappresentano suoni, concetti e miti legati alla loro cultura, non tecnologie aliene.
E le prove archeologiche?
Nessuna traccia di elicotteri, sottomarini o dischi volanti nell'antico Egitto.
Nessun pezzo di metallo strano, nessun disegno tecnico su papiro, nessuna descrizione incomprensibile incisa su stele. La loro tecnologia era incredibilmente avanzata per l'epoca – pensiamo alle piramidi, ai sistemi di irrigazione – ma si basava su materiali terrestri come pietra, legno e rame.
Inoltre, i geroglifici di Abydos non sono un'anomalia isolata. Fenomeni simili di sovrapposizione si trovano in altri templi, come a Karnak, dove l'erosione ha creato effetti visivi altrettanto "curiosi", ma sempre spiegabili con il contesto storico delle modifiche e del tempo. Se gli Egizi avessero avuto accesso a tecnologie moderne, non credete che avremmo trovato qualcosa di più concreto di un'incisione ambigua su una trave?
Il fascino delle teorie alternative
Chi ancora insiste sulla teoria degli UFO o della tecnologia perduta spesso ricorre a due argomentazioni: conoscenze segrete degli Egizi o intervento extraterrestre. Teorie affascinanti, certo, ma che ignorano il rasoio di Occam: la spiegazione più semplice, supportata dalle prove concrete, è quasi sempre quella corretta. Non c'è bisogno di scomodare gli alieni quando la banale sovrapposizione di cartigli e l'erosione fanno perfettamente il loro lavoro.
Inoltre, queste teorie rischiano di sminuire la reale complessità e raffinatezza della cultura egizia, riducendola a un mero enigma esotico bisognoso di una spiegazione "esterna".
Eppure, bisogna ammetterlo, il loro fascino è potente e affonda le radici in un bisogno profondamente umano. Le teorie sugli UFO e le antiche civiltà "perdute" esercitano un'attrazione irresistibile, e non è difficile capirne il perché:
Un'irresistibile brezza di meraviglia: in un mondo che a volte appare fin troppo ordinario, queste teorie spalancano le porte a scenari grandiosi, a un universo di possibilità inesplorate che accendono la nostra immaginazione.
Semplificare l'inspiegabile: fi fronte alla complessità stratificata della storia e ai misteri che ancora avvolgono le antiche civiltà, l'idea di un intervento "esterno", che sia alieno o frutto di una tecnologia dimenticata, offre risposte immediate e apparentemente logiche, seppur semplicistiche.
Il gusto della "contro-narrazione": per alcuni, abbracciare queste teorie significa sfidare il dogma scientifico, sentirsi parte di un gruppo "illuminato" che ha compreso verità nascoste ai più, un'eccitante ribellione intellettuale contro il sapere convenzionale.
Un anelito al trascendente: l'idea di contatti con civiltà stellari o la suggestione di un passato glorioso e misteriosamente scomparso possono colmare un vuoto interiore, un desiderio di connessione con qualcosa di più grande e significativo della nostra esistenza quotidiana.
Il potere ingannevole dei nostri stessi occhi: come abbiamo visto con i geroglifici di Abydos, la nostra mente è straordinariamente abile nel trovare schemi familiari anche dove non ce ne sono. La pareidolia, unita alla suggestione di teorie preesistenti, può trasformare un'ombra o una forma ambigua in una prova "incontrovertibile".
In definitiva, in un'epoca spesso percepita come disincantata e priva di magia, queste teorie alternative, pur non avendo solide fondamenta, ci regalano un'illusione seducente: quella di un ordine nascosto nel caos, di un significato recondito dietro l'apparenza e di un passato molto più straordinario e avvincente di quanto la "fredda" scienza a volte ci racconti.
Il fascino dell'antico Egitto non smette mai di stupire, e uno dei suoi enigmi più intriganti è senza dubbio Abydos: il segreto dell'elicottero. Nel cuore del tempio di Seti I, infatti, si cela un'illusione ottica che ha alimentato teorie sensazionali, ma qual è la verità dietro queste immagini che sembrano sfidare il tempo?
Un messaggio di potere
Alla fine, i geroglifici di Abydos non ci parlano di elicotteri o astronavi. Ci raccontano una storia molto più umana: una storia di potere, di continuità dinastica e di memoria.
E dell'ego di Ramsess II... La sua decisione di sovrascrivere le iscrizioni del padre, Seti I, non fu solo un atto di successione, ma una dichiarazione di supremazia. In un mondo dove l'immortalità era la massima aspirazione, Ramses II cercò di imprimere il proprio nome nella pietra, letteralmente sopra quello del suo predecessore, per assicurarsi un posto eterno nella storia. Un gesto che, involontariamente, ha dato vita a un enigma moderno, un promemoria di come anche i più potenti siano soggetti all'influenza del tempo e all'interpretazione umana
La loro "stranezza moderna" è un puro caso, un gioco di luci e ombre creato dal tempo, non una prova di tecnologie nascoste.
Eppure, c'è una certa poesia in questo malinteso. Ci ricorda la nostra innata tendenza a cercare meraviglie nel passato, a proiettare i nostri sogni e le nostre conoscenze su pietre antiche.
La verità è che i geroglifici di Abydos non sono elicotteri o UFO. Sono un affascinante prodotto di una cultura straordinaria, incisi con cura e trasformati dal tempo, che continuano ad affascinarci non per ciò che sembrano, ma per ciò che erano realmente: un'eco di un mondo lontano, molto più terreno – e incredibilmente ingegnoso – di quanto spesso immaginiamo.
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