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Quando un ciottolo parlò all'anima nascente: magapansgat pebble

IL SOGNO DI MAGAPANSGAT PEBBLE



Immaginate per un istante: un mondo selvaggio, senza le nostre comodità, le nostre parole sofisticate. Un mondo dove la sopravvivenza era la sinfonia quotidiana. E in questo scenario primordiale, un nostro lontanissimo antenato, stringe tra le mani un "sogno di pietra".


Questo non è l'incipit di un romanzo fantasy, ma la storia incredibile del Makapansgat Pebble, un ciottolo di diaspro rosso, piccolo come il palmo di una mano, ritrovato nelle profondità del Sud Africa. Un oggetto che, con le sue cavità naturali che ricordano un volto, ha stregato un australopiteco circa tre milioni di anni fa.


Fermatevi un attimo. Tre milioni di anni. Un'era geologica intera ci separa da quel momento. Eppure, quell'essere lo raccolse, lo portò con sé per chilometri, fino alla sua grotta, e lo tenne stretto fino all'ultimo respiro. Perché?


Gli scienziati parlano di uno dei primi vagiti del comportamento simbolico umano. Non era un utensile, non serviva a cacciare. Era qualcos'altro. Forse un compagno silenzioso, un enigma da scrutare, una scintilla di meraviglia in una mente che stava appena imparando a interrogare il mondo.


Questo piccolo frammento di diaspro, non scolpito, non modificato dalla mano, ci pone una domanda vertiginosa:

cosa vide quell'australopiteco in quel volto di roccia? Cosa lo spinse a preferirlo a mille altre pietre, a trasportarlo con cura e a custodirlo fino alla morte?

È difficile, quasi impossibile, immaginare i pensieri che danzavano nella sua mente primordiale. Ma il Makapansgat Pebble ci invita a sognare, a speculare su ciò che lo rese così speciale. Forse, accarezzandolo, quell'antico progenitore si interrogava sui misteri che ci affascinano ancora oggi: la vita, il cielo stellato, il mondo che lo circondava.


Quelle orbite scure, così stranamente simili a occhi, potrebbero aver suggerito una presenza, un antenato silenzioso, uno spirito invisibile, persino un primissimo riflesso di sé. In un mondo brutale e pieno di pericoli, quel ciottolo potrebbe essere stato un conforto, un talismano contro la paura del buio e dell'ignoto. O forse, semplicemente, era bellezza: una forma inattesa che catturò il suo sguardo e accese una scintilla di meraviglia.


E in effetti, circa tre milioni di anni fa, nel lontano Sud Africa un australopiteco si addormentò per sempre nella sua grotta, stringendo nel palmo della mano un sogno di pietra; lo aveva trovato in un luogo lontano e ne era rimasto così affascinato da volerlo raccogliere e tenerlo con sé. A lungo aveva accarezzato la pietra bruno-rossastra e con meraviglia aveva scrutato le orbite vuote e scure che sembravano ricambiare la sua curiosità, la sua voglia di sapere se, alla fine del lungo sonno da cui non ci si risveglia, ci fosse un’altra vita più serena, senza sofferenza o paura.

Non so quali segreti sussurrò il piccolo ciottolo di Makapansgat all’australopiteco, ma mi piace pensare che lo abbia cullato con favole per sognare.

Il Makapansgat Pebble non è solo un reperto archeologico; è una finestra sull'alba della nostra coscienza. Ci parla di un tempo in cui i nostri antenati iniziarono a vedere oltre il bisogno immediato, a cercare significato in ciò che li circondava.

Che avesse o meno un linguaggio come lo intendiamo noi, il gesto di raccogliere e custodire quella pietra è già una forma di comunicazione profonda, un dialogo muto con il mondo.

Oggi, quel piccolo ciottolo riposa in un museo, lontano dalla sua grotta millenaria. Ma il suo mistero rimane vivo. Ci sfida a interrogarci su cosa significhi essere umani, su quando abbiamo iniziato a sognare, a sperare, a temere. Forse, tre milioni di anni fa, quell'australopiteco, stringendo il suo sogno di roccia, non era poi così diverso da noi: anche lui, a suo modo, cercava un senso per affrontare la notte. E in quel gesto semplice, ha lasciato un'eco che risuona ancora, un sussurro preistorico che ci ricorda le nostre origini più profonde.


Cosa vi suggerisce questo piccolo, enigmatico ciottolo? Condividete le vostre riflessioni nei commenti!

 
 
 

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